Di Celentano, Cavazzoni, Sterbizzi 2A
Se io debba risultare l’eroe della mia vita, o se questo posto debba essere tenuto da un altro, lo mostreranno queste pagine. 15/09/2010 Caro Diario oggi il primo giorno di scuola superiore, questa mattina appena svegliato sentii una strana sensazione, quasi come se dovessi tirare un rigore al 90’. Mi alzai dal letto e riscontrai il primo problema, i vestiti, cosa mettere? Si sa che alle superiori la cosa principale per fare colpo è il modo in cui ti vesti ma io… fino a quel giorno avevo sempre indossato quello che la mamma mi comprava, senza mai protestare perché non ritenevo queste cose utili o un argomento per cui le persone debbano essere giudicate. Aprii l’armadio e stetti fermo ad osservare il guardaroba, non mi piaceva nulla, non so perché ma fino a ieri non ci facevo caso ed ora mi sento a disagio. Mi si i primi vestiti che vidi, le scarpette azzurre da me preferite e scesi a fare colazione. Come ogni mattina insieme a me c’erano anche mia madre, mio padre e la mia sorellina di 3 anni, sembravano orgogliosi di me, lo notai quando mia madre mi diede una doppia porzione di pancake alla nutella, non era mai successo prima, ero orgoglioso di me e scordai perfino la faccenda dei vestiti. Finito di fare colazione presi il mio zainetto colorato e mi recai a prendere come per le medie il pulmino delle 7:15. Appena salito sul pulmino dissi “Ciao Federico” era il nome dell’autista, ormai avevo socializzato con lui, lo ritenevo un pfc ovvero una persona con cui fare due chiacchere; ho una specie di malattia, non riuscivo sempre a completare le parole e le accorciavo dicendo solo sigle. Chiesi a Fede cosa avesse fatto il giorno prima e mi sedetti come ogni mattina fianco a lui. Ad ogni fermata so chi sale e chi scende anche se non li conosco, è una sorta di gioco che faccio nell’attesa di arrivare a scuola; non tutti li ricordo, a causa della mia malattia della dimenticanza (così la chiamo). Sai diario non te l’ho ancora detto, io sono un DS4-5 ovvero ho vari disturbi, e tu sei la prima persona a cui lo dico. “Via 8 Marzo” queste parole risuonavano all’interno del pulmino e io tutto agitato prenotai la fermata perché sentivo che era quella giusta. Scesi e vidi una distesa di ragazzi, c’era chi fumava, chi si vantava dello scooter preso in estate, chi si baciava ed io pensai:” Caro Luca fra qualche mese sarai come loro”. Quando comincia a camminare verso l’entrata sentii qualche risata ma non pensai fosse rivolta a me e continuai per l mia strada, appena entrato cercai il mio nome e la classe, ci misi un po’ perché non so leggere molto bene, infine trovai l’aula C2.09. La porta si era appena chiusa, la aprii e vidi venti ragazzi che mi osservavano e ridevano in modo contenuto perché era presente anche il docente; non ti immagini la mia vergogna, mi sedetti solo in prima fila. Durante la lezione sentii parecchie risate ma le ignorai, alla 2° ora ci furono le presentazioni e io fui il primo a esporre le mie qualità e la mia personalità; inizia dicendo:” Ciao mi chiamo Luca Bondavalli e ho 15 anni, mi piace la pizza, guardare la televisione e il calcio, sono un grande appassionato della Roma e quando posso la vado a vedere allo stadio”. Mentre parlavo oltre a sentire le risatine dei nuovi miei compagni, sentivo le guance diventare sempre più rosse a causa del mio imbarazzo. L’ora successiva la passai a pensare tra me e me cosa potessi fare o dire per integrarmi nel gruppo della classe. Finita quest’ultima ora mi diressi verso casa, perché oggi si facevano soltanto tre ore, per fortuna. Appena arrivai a casa mi accolse la mamma con un sorriso che partiva da un orecchio per arrivare a l’altro, mi domando:” Come è andata a scuola Luca?” io in quell’istante volevo dirli tutto sai, ma non ce la feci, e per qualche strano motivo gli risposi:” si benissimo mami, ho socializzato con quasi tutti e mi sono seduto al centro della classe, quasi in fondo”. Era contentissima, sembrava che stesse aspettando queste parole da un’eternità. Ora è sera e mentre ti scrivo ripenso a quello che ho vissuto, per oggi basta, vado a dormire; notte. 13/10/2010 Ciao diario è passato quasi un mese dall’ultima volta che ti ho scritto e le cose non sono solo che peggiorate, per la prima volta oggi ho subito un atto di … mi sono svegliato alle 6:30, ho preso il pulmino e sono arrivato a scuola; le prime tre ore sono state abbastanza tranquille, prima con diritto poi due con storia, durante l’intervallo sono uscito per andare in bagno; al mio ritorno ho trovato il mio zaino tutto rovesciato con quaderni e libri sparsi per tutta l’aula, l’astuccio rovesciato a terra senza più alcuna biro o matita e proprio in quel momento ho mostrato le mie debolezze iniziando a piangere e balbettando parole senza senso. Quando alla 4° ora è entrata la prof.ssa ho fatto finta di niente anche se dal fondo sentivo diversi pianti finti e versi, mi sentivo… non ho parole per descriverlo, volevo… Arrivato a casa la solita domanda della mamma:” come è andata?” e io andai quasi in panico, se dire la verità o l’ennesima bugia; scelsi la risposta più facile e spontanea: “si, come al solito tutto bene, mi sto integrando sempre più”. Ti sto scrivendo adesso 01:25 mentre cerco di addormentarmi. 22/12/2010 3° ora, interrogazione di matematica, la prof.ssa inizia a puntare il dito verso la persona interrogata e ovviamente su cui ricade se non me, ottimo regalo di natale. Mi alzo e mi dirigo verso la lavagna e vedo tutta la classe fissa a guardarmi e con dei cenni di sorrisi stampati sulla bocca, come se volessero dire: “sfigato, mongoloide e pure interrogato”. Non riesco a capire perché non mi ambiento in questa classe eppure le ho provate tutte: ho comprato vestiti firmati, che mi ha strappato e rovinato, ho provato a parlare in modo più maturo; ormai non so cosa posso fare per essere simpatico e amichevole, ma forse non lo sarò mai, perché nessuno mi ha conosciuto mai veramente se non il nonno Gippy, morto l’anno scorso. Non riesco ancora ad addormentarmi, solo scrivendoti mi sfogo anche se di poco, il necessario. 01/04/2011 Il giorno del pesce d’aprile (sfortunatamente) Caro diario come ogni volta che ti scrivo le cose peggiorano, subisco subiscono sempre offese per i miei problemi oppure mi capovolgono lo zaino e tutto ciò che c’è all’interno. Mi dovevo aspettare uno scherzo, arrivò finita l’ora di motoria e rientrando negli spogliatoi non trovai i vestiti, li cercai dappertutto, chiesi a tutti dove fossero ma non risposero, così dovetti girare per altre 3 ore con maglietta e pantaloncini corti. Tornato da scuola mi era passata la voglia di fare i compiti, rimasi attaccato al computer a vedere ciò che gli altri ragazzi postavano sui social e mi chiedevo quanto potesse essere bello essere lì insieme a loro, uguale a loro e non solo, in una stanza, isolato dal mondo a guardare le felici vite degli altri dietro uno schermo. 10/06/2011 Ciao diario sono Giuliano e non so bene neanche io perché sto scrivendo questa pagina, non è il mio diario ma quello di Luca, ti ha consegnato a me di nascosto poco prima che lo portassi in sala operatoria. Credevo fosse uno dei tanti casi di ragazzi sciocchi che vanno alle feste, si ubriacano e assumono droghe ignorando a cosa può accadere dopo; Dopo averti letto mi rendo conto che è diverso. Luca era consapevole, sapeva cosa stava facendo e lo voleva fare. Ora Luca è sotto i ferri e io devo parlare con la sua famiglia che mi aspetta impaziente e agitata in sala d’attesa.
5E