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Nelson Mandela Trent’anni dopo

Nelson Mandela resta vivo nei cuori di chi lo ha conosciuto. La sua azione non violenta lascia un’orma indelebile nella storia dell’umanità, perché quest’uomo infaticabile ha mostrato al mondo che il processo di liberazione dall’apartheid, quell’atteggiamento di segregazione della razza bianca dalla nera, poteva essere portato avanti con determinazione senza ricorrere all’uso delle armi e con un vero spirito di fratellanza verso tutti. Divenuto Presidente del Sudafrica, Mandela ricordava senza di “tenere il popolo nel cuore”, avvertendo la necessità, costante e mai sopita, di perpetrare la lotta per l’uguaglianza. Oggi, a distanza di trent’anni da quell’11 febbraio 1990, in cui si pose fine alla segregazione razziale a scapito dei neri ha intervistato Vincenzo Curatola, già Portavoce del Coordinamento Nazionale Anti-Apartheid, sciolto nel 1994 con le prime elezioni democratiche del Paese e Presidente del Centro Antirazzista e sui Rapporti Italia/Sudafrica.

Cos’è l’apartheid ?

Politica estremistica di discriminazione razziale perseguita dalle minoranze bianche nella Repubblica Sudafricana e attuata con ogni mezzo, anche violento, ai danni della libertà e dei diritti civili degli indigeni neri (formalmente abolito nel 1991).

“È stato importante in Italia, in cui si creò un forte movimento, secondo solo alla Resistenza. Dalla fine degli anni Settanta fino ai primi anni Ottanta, si sono diffuse informazioni più precise, e in concomitanza si sono avuti movimenti di solidarietà dopo la condanna unanime della Nazioni Unite. In Italia, l’opinione pubblica si era molto sensibilizzata al tema perché il governo italiano nei fatti non applicava la condanna. Negli anni Settanta, il nostro Paese era il quarto importatore di carbone dal Sudafrica, il primo importatore d’oro ed esportava nel Paese armi, alimentando di fatto l’apartheid stesso”.

Made by Alessandro Simonetti + Giuseppe Barrella

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