Sono passati quasi XVIII secoli da quando, nel 274, l’Imperatore romano Aureliano, estimatore dei culti orientali, introdusse ufficialmente nella religione romana, e nei suoi rituali, la celebrazione del “Dies Natalis Solis Invicti”; il vescovo Epifanio qualche anno più tardi, avrebbe osservato che, in alcune città d’Oriente, era molto diffuso il culto “pagano” del Solis Invictus, e che questi, nella propria mitologia di fondo, presentava numerose analogie con il mito della nascita del Cristo, in quanto la celebrazione del Solis Invictus, ruotava attorno al trionfo della luce sulle tenebre, e alla nascita del dio Aîon, generato dalla vergine Koree.
Epifanio è considerato uno dei padri putativi dell’odierno Natale, e per certi aspetti è effettivamente l’uomo che ha codificato la celebrazione del Natale.
Lo scopo di Epifanio era quello di convertire i pagani al cattolicesimo, e la celebrazione del Solis Invicti era il perfetto cavallo di troia per irrompere nei culti pagani e con questi far lentamente passare i fedeli al culto cristiano. Per almeno tre secoli, sappiamo che i due culti, quello del Natale cristiano e quello pagano, coesistettero.
L’albero di Natale invece è originariamente simbolo dell’Europa del Nord: gli abitanti di quelle zone infatti decoravano gli alberi in precisi motivi dell’anno per adorare il dio Odino. I Celti ritenevano che l’abete fosse magico poiché non perdeva le foglie nemmeno d’inverno e per questo motivo lo decoravano con frutta secca per richiamare la rigogliosità della primavera. I cristiani iniziarono la tradizione dell’albero di Natale provando a scalzare l’abete e proponendo l’agrifoglio per via della somiglianza con la corona di spine di Cristo in croce.
Anche la nostra scuola si riempie di decorazioni e la redazione vi augura giorni di riposo e di buone feste! All’anno prossimo!